Il primo album di Brando: “Le Nostre Verità” – La Recensione

Un ritmo brillante della batteria intorno ad una sonorità disperata e tormentata. Si affaccia così il primo album, “Le Nostre Verità“, di Brando. Con “Intromissione” sono due minuti di pura sofferenza e dolore. Due minuti esclusivamente strumentali dove il riff, di uno strumento appartenente alla famiglia degli archi, risulta molto delicato. Fragile. Mentre la traccia che segue, la traccia omonima dell’album, risveglia gli animi. Eccome se risveglia. Non me l’aspettavo. Finalmente si sentono le sei corde che danno vita ad un riff duro, crudo. Un riff grezzo. Un brano energico che delizia grazie alla sua melodia rock&roll. Anche qui la batteria si presenta acuta e vigorosa. Una delle mie canzoni preferite dell’album, senza dubbio. Da mettere in evidenza la voce che appare. Una voce che mi ha fatto subito pensare ai discorsi della pellicola “L’Arte della Felicità“. Chi conosce questo film capisce. Un film geniale. Bellissimo. Adesso, infatti, sono curioso di sapere da dove proviene il discorso presente nella canzone.

Torniamo all’album proseguendo con “La Vita che ti Perdi“. Una canzone che si manifesta anch’essa più decisa e risoluta. L’argomento principale di questo album sono i sentimenti, è la sfera affettiva. Le emozioni. A fine brano si percepisce come il sound diventa sempre più duro. Hard rock, oserei dire. Un giro di chitarra che fa divertire. Invece “Stare fermo Qui” si può definire come una ballad. Ritmo rilassato. Tenue, proprio. Anche in questo caso è la batteria che, a tratti, dona luminosità e dinamismo. Viceversa, torna la sonorità malinconica con “Un Letto da Rifare” e “Ora che è Finita“. Il pianoforte nelle intro è di forte impatto. Un impatto drammatico. Con questi brani, quasi quasi, viene il malumore. Però nel finale, della seconda citata, si esprime un ritmo sempre più crescente. Un ritmo più movimentato. Questo album è pieno di imprevisti.

Avanzando nell’ascolto, “L’immagine di Te” si fa notare come una traccia acustica. La nostalgia è il vero sinonimo. Risulta come la parola chiave dell’intero album. Album che si porta avanti con “Come ti Vorrei“. Inizia proprio bene, questa canzone: batteria sempre più massiccia ed un riff di chitarra molto efficace. Bella, mi conquista. Come mi conquista la musicalità che esprime “Rimpiangeremo Noi“. Una traccia estremamente intensa che regala nutrimento allo spirito. Amatevi, perdio. Da evidenziare l’assolo, il quale sembra quasi in sottofondo. Un assolo ricco di carattere e personalità. Incisivo. Per i miei gusti, merita di essere maggiormente rimarcato. Volume 10/10. Piuttosto, udendo l’ultima traccia, “In abbandono – Elogio al Tempo“, ho immediatamente pensato che “Le Nostre Verità“, di Brando, non poteva terminare se non in modo sepolcrale e irrequieto. In modo profondo.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


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