AHRI ed i suoi EP “Semplicemente Ahri” e “Non Siamo le Maschere che Portiamo” – La recensione

Dopo aver intervistato Ahri, è arrivato il momento di scavare e approfondire sulla sua musica. Infatti, inizio ad ascoltare il suo primo album: “Semplicemente Ahri“, il quale si presenta con un’importante impronta elettronica tramite la prima traccia “E non Ridere di Me“. Una traccia con un timbro moderno. E nonostante il ritmo sia così lento, si percepisce un’atmosfera profonda e intensa.

Con “Il Suono della Notte” prosegue la lentezza. Prosegue la profondità. Sembra quasi che ci sia un’amarezza latente. In cerca di essere placata. Mentre “Insicura” trasmette una Ahri che si spoglia. Si spoglia di tutte le proprie debolezze. Come una sorta di sfogo. Da mettere in risalto, poi, i riff di chitarra. Belli, potenti. Le sonorità rockeggianti si affacciano. Ma non ho nemmeno il tempo di finire la frase che vengo inondato da un sound opposto. Un sound estremamente pop che esplode attraverso “Emotiva Instabile“, “Tu non eri Più” e “Tornerà quel Freddo“. I titoli dei brani come parole chiave. Qui Ahri non fa altro che descriversi. Non fa altro che confrontarsi con se stessa.

Semplicemente Ahri” termina con “Una nuova Alba“. Una traccia cupa, quasi grigia. Una traccia forte e solida dove la batteria esprime tutta la sua vigoria. Daje.

Il secondo EP di Ahri, “Non Siamo le Maschere che Portiamo“, sin dal primo brano appare come un’evoluzione artistica. Tant’è che con “Immagino” le sonorità si mostrano più mature. Le sei corde che diventano un punto cardine. In “Bastava Poco” c’è un timbro cantautorale molto rimarcato. Mi piace. Mi piace questa evoluzione verso un sound più duro. Più concreto. Un sound robusto e prestante. Un sound più movimentato e divertente. Infatti, lo si può constatare ascoltando “E poi Arrivi Tu“. Ma improvvisamente tutto si rallenta. “Ricordi di Lei” e “Voli Più che Mai” sono due canzoni molto particolari. C’è uno sviluppo, una crescita. Si distingue nettamente la consapevolezza.

Ascoltando “Ti Porto il Mondo” tornano, a tratti, i suoni leggeri. Con “Note Sparse” affiora un clima denso. Un clima corposo e ricco di emotività. Questo EP non poteva terminare in modo migliore. Probabilmente tra le mie tracce preferite. Di un’intensità disarmante. Chissà com’è godersela dal vivo.

Dopo tutto ciò, Ahri ha pubblicato anche due singoli. “Non chiamarlo Amore” e “Fermati“. Quest’ultimo, appena uscito. Fresco fresco. Esso rappresenta un tratto distintivo della cantautrice. Una grancassa che è un metronomo. Un ritmo contemporaneo. Un ritmo che cerca di tornare alle origini. Mentre “Non chiamarlo Amore” è un elogio contro la violenza domestica. Una vera e propria piaga della nostra società. Un brano che mette in condizione solo di riflettere.


Voto: 7.5Un giudizio complessivo. Ho cercato di fare una media, dove l’EP “Non Siamo le Maschere che Portiamo” ha inciso davvero tanto. Musicalmente un avanzamento verso sonorità più ferree. Un progresso artistico.


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Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Ahri – Semplicemente Ahri

Ahri – Non Siamo le Maschere che Portiamo

 

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