Andrea Scanzi e il suo “Cazzaro Verde” – La recensione

Una volta letto e divorato il nuovo libro di Andrea Scanzi, “Il Cazzaro Verde“, sono rimasto tremendamente gongolante. “La rockstar del giornalismo italiano” non le manda certo a dire. Possiede una scrittura tagliente, ironica, nitida. Proprio, pungente e beffarda. Il suo libro rappresenta un ritratto piacevole da leggere, a tratti riflessivo. Riflessivo perché riesce a mettere in evidenza, non la classica narrativa del “pericolo fascista, nazista, eccetera eccetera” ma tutte le contraddizioni che invadono il personaggio Salvini. Il “Capitan Reflusso“.

Contraddizioni, infatti, che sono sotto gli occhi di tutti. Basta ricordare ma specialmente basta non tifare. Il tifo in politica sopprime e danneggia la realtà. Sopprime e danneggia i fatti. Sopprime e danneggia la concretezza. Tant’è vero che se ci si focalizza sul concreto, Matteo Salvini risulta proprio come un “Cazzaro Verde” (Marco Travaglio non poteva battezzarlo in modo migliore).

Una delle peculiarità di Andrea Scanzi è la sua cultura musicale e cinematografica. Nel capitolo “Umiliato (ma mica se n’è accorto)“, l’autore, racconta come Salvini abbia ricevuto (metaforicamente parlando), nel famoso e celebre discorso del Premier Conte, una sonora cura medievale stile Marsellus Wallace. Pulp Fiction. Quentin Tarantino. Una cura non fisica ma morale. Un insegnamento inesorabile allo “scolaretto bullo e somaro“.

In questo libro i capitoli da sottolineare sono diversi. In particolare “Ma tu, di De André, cos’hai capito?“. Come ricorda Scanzi, Faber ha dedicato la sua intera carriera esclusivamente agli ultimi, ai dimenticati. Agli emarginati. Agli esclusi. E lo ha fatto attraverso la sua poesia, attraverso la sua musica così coinvolgente e toccante. Fabrizio De André tocca l’anima, l’accarezza. Riempie lo spirito e lo nutre di pensieri elevati e nobili. Di conseguenza, collocare De André e “Capitan Reflusso“, nella stessa frase, ne scaturisce un ossimoro. C’mon.

Un altro capitolo a cui voglio dare importanza è quello dedicato a Stefano Cucchi. Matteo Salvini possiede dei pregi sulla comunicazione, questo è indiscutibile. Pertanto consiglio al senatore Salvini, nonché capo politico della Lega, di fare una cosa in diretta Facebook: chiedere scusa ad Ilaria Cucchi. Se lo facesse, sarebbe apprezzato da tutti. Sarebbe un gesto esemplare. Ma ho i miei dubbi che lo farà.

Mentre, voglio terminare con un capitolo preoccupante. “La terza profezia di Piero“. Piero Fassino. Il quale, successivamente alla nascita del nuovo governo “giallo-rosé” ha esclamato: “Dimenticate Salvini, l’alleanza PD-Cinque Stelle può davvero cambiare la politica italiana”. Beh, valutando le sue miracolose doti profetiche e le sue predizioni acute su Beppe Grillo e su Chiara Appendino, buona estinzione. Tuttavia, resta viva e intensa la speranza di non dover leggere nuovamente “Presidente del Coniglio“. Augh.


Voto: 7.5Un libro che si legge in modo veloce e spedito. Ho apprezzato tantissimo la scrittura diretta, velenosa e acerba. Una scrittura molto scorrevole, inoltre.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


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