“Aspera Tempora Pt. 1”: Il nuovo album dei Qirsh – La recensione

I Qirsh si presentano nel Blog in modo decisamente singolare, attraverso il loro nuovo album “Aspera Tempora Pt. 1“. Per due motivi principalmente (e prima di iniziare ad ascoltare): il primo è l’utilizzo del Latino, il secondo è la volontà di abbinare ad ogni brano una specifica immagine accompagnata da una dettagliata descrizione. Immagini che mi fan pensare a dei dipinti all’interno di qualche chiesa. E tutto ciò, infatti, mi fa respirare un’aria ecumenica, devota. Un’aria sacra. Sono molto curioso, non mi era ancora capitato.

Accendo una sigaretta, apro Spotify e clicco Play sulla prima traccia. “Rumors“. A darmi il benvenuto è la batteria col suo ritmo sempre più martellante e battente. Sento voci che sussurrano, risate. Avverto la presenza di un organo. Caspita sono davvero dentro una chiesa. L’atmosfera si fa sempre più intensa. Sentita. Ed ecco che esplodono le sonorità prepotenti con delle sei corde che sfoggiano dei riff prepotenti e imperiosi. Che groove, che autorevolezza. Che sound. Wow. Diciassette minuti dove ogni strumento non fa altro che esibirsi perfettamente. Da rimarcare gli assoli di organo e chitarra elettrica. Incisivi, dominanti. Penetranti. Un brano considerevole. Un brano underground. Daje.

Proseguendo, il brano successivo è “Aer Gravis“. E continua ancora il predominio della batteria, della chitarra elettrica e dell’organo. Sono come tre perni che sorreggono il suono, il ritmo. E lo sorreggono tramite i watt. Tramite la profondità e il prestigio. Un prestigio robusto, prestante. I Qirsh riescono a creare un clima a tratti enigmatico, a tratti misterioso. Rimango meravigliato perché anche con una ballad come “Quel Momento” si instaura un rapporto “intimo” con l’ascoltatore. Dove un giro di chitarra acustica fa da cornice, insieme alle note del pianoforte dense di mestizia e umor nero, ad un cuore che batte. Che pulsa.

Mentre tutto diventa movimentato con “Hurt“. Qui sono le quattro corde grosse del basso a introdurre il brano. Lo introduce mostrando un giro assillante. Caldo. Un giro rovente. Ma è l’organo a far letteralmente viaggiare. Le sue note sono così radicate. Espressive. Come sono espressive le note della chitarra in “Anansi“. Note che riempiono. Che soddisfano. Note che appagano. Tutto si trasforma. Tutto diventa limpida energia.

Ora è arrivato il momento degli ultimi due brani dell’album “Aspera Tempora Pt. 1“: “Oremus” e “Oremus – Reprise“. Devo dire che i titoli sono veramente indovinati. Talmente indovinati che queste due canzoni mi fanno immaginare un’implorazione senza fine. Un’implorazione illimitata. Ma tutto ad un tratto, nella prima citata, scatta una batteria dinamica. Scatta una melodia supplicante ma allo stesso tempo veloce e rapida. La parte strumentale risulta essere attiva, efficiente. Una parte strumentale pronta e agile. Quell’assolo di chitarra, poi. Oddio quanto elettrizza. Quanto strega. Quanto rapisce. E quanto trasporto nel finale, come se non bastasse. Si dà proprio vita ad un ritmo abbagliante, avvincente. Preghiamo.


Voto: 9.5Un album che mi ha incantato grazie alla sua natura inconsueta e “anomala”. Mi ha proprio stupito, impegnato. Qui il rock è completamente fuso assieme a dei suoni tenebrosi, gotici. A dei suoni bui e cupi. Qui il sound sembra che fuoriesca dritto dritto dalle tenebre. Dal buio.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


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QirshAspera Tempora Pt. 1 (Full Album):


Qirsh

 

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