C’era una volta a… Hollywood: Il finale inaspettato – La recensione

Lacrime agli occhi e un rilascio imponente di endorfine. Un Leonardo Di Caprio e un Brad Pitt esplosivi, piacevoli e divertenti. Un finale inaspettato, il quale nel momento in cui sono uscito dal cinema mi sono reso conto di essere stato impressionato da esso. Sono rimasto, proprio, meravigliato. Tutto questo mi ha trasmesso C’era una volta a… Hollywood, il nuovo film di Quentin Tarantino.

Non mi aspettavo di ridere così tanto, di divertirmi in questo modo. Ero molto curioso di ammirare questa pellicola e in particolare di come avrebbe affrontato la storia che lega Charles Manson alla famiglia di Roman Polanski. Il risultato si può definire memorabile. Il regista ha avuto quella geniale idea di trasformare il 1969 da un anno tragico, con la morte crudele di Sharon Tate, ad un anno diverso. Molto diverso. Tarantino è riuscito anche questa volta a convertire scene violente incredibili, e ricche di sangue, in scene spassose ed esilaranti.

Il personaggio da mettere in assoluta evidenza è senza dubbio Rick Dalton (interpretato da Leonardo Di Caprio). Tutte le endorfine devono il loro rilascio proprio a lui. Dalton rappresenta un attore in piena decadenza, in piena depressione e in pieno crepuscolo. Il suo sogno era quello di fare il grande salto dalla Tv al cinema americano: voleva diventare una star del grande schermo. Invece la sua carriera non ha preso il volo come previsto e in sostanza si ritrova ad accettare parti negli odiatissimi film western italiani. Lui è semplicemente contrariato nel vedersi così. Non ricorda nemmeno le battute. La sua esasperazione è qualcosa di solenne, addirittura si fa (in qualche modo) mettere i piedi in testa da una graziosa bambina diligente ed educata. Una nuova e tenera attrice. Da risaltare, inoltre, come aver imparato ad utilizzare il lanciafiamme sia servito molto a Rick Dalton. Da sottolineare anche la sua nonchalance nel preparare i Margarita. E di berli così avidamente in “tutte” le occasioni.

Questa è una pellicola che dev’essere vista e rivista. Come capita spesso dopo la prima visione si notano dettagli e particolari estremamente interessanti. Io non so se questo sia il miglior film di Quentin Tarantino, so solo che è molto difficile raggiungere livelli così alti dopo aver sfornato eccellenze come “Le Iene”, “Pulp Fiction”, “Django Unchained” o “The Hateful Eight” (per citarne alcuni). Lui li ha raggiunti. I suoi film rappresentano la qualità e uno standard elevato. Rappresentano un’ingegnosità divina. Una brillantezza ed una freschezza, le quali non fanno altro che migliorare e rigenerare lo spirito di chi si gode le sue opere cinematografiche. Lunga vita.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


 

Condividi su: