I Capobranco con la loro “In Dipendenza” – La recensione

I Capobranco esordiscono, davanti a me, in modo sarcastico e pungente. E lo fanno attraverso “Indiependenza“, la prima traccia dell’album “In Dipendenza“. Una traccia movimentata e melodica dove si percepisce un basso sempre presente e un riff di chitarra incisivo. Com’è incisiva la batteria, d’altronde. La quale risulta un metronomo perfetto in “Fuori dal Tempo“. Brano che all’improvviso cambia ritmo, diventando così accattivante e molto interessante.

Le sonorità dure e poderose prendono la scia anche con l’intro di “Viola“. Qui c’è del puro rock&roll, qui c’è determinazione. Ma solo all’inizio, poiché la vera natura di questa canzone è la delicatezza. Delicatezza, però, che si disperde con “In Limbo“. Qui si percepisce un sound misterioso e arcano. C’è spazio anche per un riff funky, tuttavia primeggiano sonorità energiche con un assolo che attira l’attenzione. Esso, pur essendo molto breve, riesce ad esibire le sue virtù.

Ora, invece, è arrivato il momento del brano omonimo dell’album: “In Dipendenza“. Essa contiene un ritmo tremendamente divertente e spassoso. Un sound influente nel quale il pedale wah wah si mette in evidenza senza compromessi. Mentre gli animi si rilassano ascoltando “Il tuo Profumo il Giorno dopo” e “Silenzio“. Dove nella prima citata si trovano frammenti che riportano alla mente il funky. Complessivamente si presenta in modo soffice e leggera. La seconda, invece, trasmette ancora più una sensazione di riguardo. Un brano molto piacevole, a tratti scatta quest’intensità profonda e interiore. Cavernosa quasi. Ma è nel finale che esplode la canzone. Un sound ruvido e aspro (come piace a me) ed un assolo solenne. Un assolo vivido e fervente. Mi piace.

Con “Mai Contento” e “Dipendenza” torna il graffio ironico dei Capobranco. Due tracce simpatiche che riportano al “rock demenziale”. Un genere caratterizzato proprio dal sarcasmo puro e limpido. Un sarcasmo che fa anche riflettere, comunque. Il tutto contornato da una musicalità attiva ed esilarante. Qui gli strumenti sono sincronizzati, simbiotici direi. Si nota l’esperienza.

Infine, c’è da mettere in risalto l’ultima traccia dell’album: “Aria“. La quale rappresenta anche l’ultima traccia estratta. Una traccia che inizia con questa batteria stile anni ’80 che porta a tenere il ritmo. Senza dubbio molto peculiare nonostante il sound perda un po’ di coraggio e carica. Daje.


Voto: 7 Ho incrociato un album gradito al mio udito. A tratti mi ha fatto divertire con i suoi testi arguti e le sue sonorità frizzanti. Questa band ha del potenziale. Un potenziale da sfruttare appieno.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Readers, vi lascio con il primo singolo estratto: “Indiependenza” (un assemblato di riprese registrate a Chicago, negli studi di Steve Albini).


Capobranco

 

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