Intervista ai Brekex: “Ogni volta che in sala prove suonavamo questo brano, la luce saltava. Così è nato Blackout”

Benvenuti nel Blog ai Brekex, metal band tutta italiana. Conosciamoli meglio in maniera approfondita:

  • Ciao ragazzi, raccontateci dei vostri esordi, come vi siete conosciuti?

Nessuno dell’attuale formazione si conosceva prima dell’esperienza musicale: Luca (voce) è stato fondatore del gruppo e Francesco (chitarra) è entrato subito dopo la formazione verso fine 2015; Savio (batteria) si è inserito per sostituire il batterista-fondatore uscente e poco prima del festival South’s Cheyenne a Manduria nel luglio 2017, in cui abbiamo fatto da opener a Folkstone e Lacuna Coil; Gaetano (basso) è l’ultimo acquisto, entrato nella formazione ad aprile di questo 2018.

  • Quali sono gli artisti che vi ispirano?

Ognuno ha il suo riferimento: dagli Alter Bridge/Tremonti passando per Korn, Lacuna Coil e Megadeth fino ai Lamb of God e Gojira. Agli inizi il tratto comune lo abbiamo trovato nel grunge, sia come musicisti che come ascoltatori: quindi Alice in Chains, Pearl Jam, Foo Fighters, Nirvana. Chris Cornell in particolare (Soundgarden/Audioslave) è stato il nostro primo punto di riferimento: siamo nati con l’intento di divertirci e quindi come tutti i gruppi abbiamo iniziato suonando cover. La scelta ricadde su questo grande artista e sulla cui carriera preparammo una scaletta per i primi live. La sua scomparsa non solo è stato un duro colpo per la scena musicale, ma per alcuni di noi cresciuti con le sue canzoni è stato un vero colpo al cuore. Dalle cover e grazie al feeling costruito con esse, iniziammo poi a comporre musica nostra. Ma quei tempi sono ben lontani.

  • Toglieteci la curiosità, da dove deriva il nome Brekex?

Da una calda serata estiva in riva al mare, tra birra e altro… e la fissazione dell’ex-bassista per la letteratura greca: si era da poco chiuso il capitolo della prima formazione e se ne apriva uno nuovo, con nuovo batterista e sound più duro rispetto al passato. Urgeva il cambio di nome. Così cercammo qualcosa che entrasse facilmente in testa, non fosse comprensibile ai più e anzi che suscitasse domande. “Brekex” è una versione contratta del verso che Aristofane nella sua commedia teatrale “Le rane” associa ad una strana specie di rane-cigno-demoni che popolano il fiume stige e in cui si imbatte Dioniso durante la traversata dello stesso. Ne scaturisce un litigio tra il dio e le rane a causa del loro incessante gracidare, che l’autore descrive con il suono onomatopeico “Brekekekekex koax koax”. Ci sembrava così assurda la cosa che decidemmo per Brekex sperando di non pentircene il giorno dopo da sobri.

  • Col vostro primo EP, “Blackout”, che messaggio volete trasmettere a chi ascolta?

Blackout ha un triplice significato: in primo luogo l’omonima canzone da cui prende il nome l’EP, tratta del disagio esistenziale, di chi si sente perso, il cui cervello dopo tanto rimuginare e tante difficoltà è sul punto di esplodere (copertina dell’EP) o andare in tilt: va appunto in blackout. In secondo luogo il blackout cerebrale è una reale forma di amnesia transitoria, normalmente associata ad eccessivo stress o all’assunzione di sostanze alteranti di vario genere, dagli alcolici agli stupefacenti. Infine la leggenda narra che ogni qual volta in sala prove suonassimo questo brano, la luce saltava… e così nacque l’idea di Blackout!
‘W.A.D.A.’ e ‘The Swarm’ sono sempre ispirati al disagio esistenziale umano: invitano ad una riflessione sulla vita che fugge via, passata rinnegando e non realizzando realmente se stessi, una riflessione sulla distruttività e oscurità che è potenzialmente dentro di noi.
‘Mistress’ invece si riferisce ad una donna forte e realmente esistente, che ha ispirato tutti noi (i presenti) al concerto di Manduria del 2017: leggendo tra le righe del brano ci sono alcuni riferimenti a questa cantante di fama internazionale.

  • C’è qualche artista italiano che vi piace?

Certo, l’elenco sarebbe lungo, citiamo i contemporanei che seguiamo maggiormente: Cristina Scabbia (Lacuna Coil), Piero Pelù (Litfiba), Rhapsody/Rhapsody of Fire e dunque sia Luca Turilli che Giacomo Voli, Godwatt con cui abbiamo condiviso il primo live del 2018 e i nostri vicini di casa, i barlettani Cancrena.

  • Con quale artista vorreste collaborare particolarmente?

Ti diremmo chiunque, ma dovendo rispondere qui ci scanniamo perché ognuno ha il suo beniamino. Senza dubbio chi mette tutti d’accordo è la nostra “Mistress”: Cristina Scabbia dei Lacuna Coil.

  • Raccontateci un aneddoto particolare sul vostro percorso.

Racconteremo della classica fortuna del principiante avuta sul palco del South’s Cheyenne 2017 a Manduria. Anzitutto fu un’esperienza bellissima e di questo ringraziamo ancora oggi Cosimo (Mimmo) Breccia e gli Indian Bikers di Manduria per averlo organizzato.
Eravamo già stati su un palco grande ed importante (finale regionale Emergenza Festival 2016 al Demodè di Bari), ma l’aria che si respira ad un festival rock/metal è un’altra cosa… indimenticabile! Poi come headliner dell’ultima sera ci sarebbero stati i Lacuna Coil e noi non vedevamo l’ora. Tornando all’aneddoto: ci iscrivemmo al festival come contest band, ma data la scarsa iscrizione di emergenti il contest saltò. Così ci fù chiesto se avessimo voluto il rimborso dell’iscrizione oppure se avessimo voluto suonare non come band da contest bensì come ospiti della serata. Non ce lo facemmo ripetere due volte ed accettammo la seconda opzione (prima botta di “fortuna”). Il pomeriggio del nostro live avremmo dovuto fare il sound check, ma la precedenza fu data a band più importanti e ovviamente agli headliner che sarebbero stati i Folkstone. Questi fecero un notevole ritardo al check (seconda fortuna), il quale durò tantissimo: 14 persone di cui dover regolare volumi ed eq non è cosa da poco. Il nostro check saltò e salimmo sul palco direttamente con un line-check. Intanto lo spettacolo era slittato alle 21, evitando così il sole e il caldo d’agosto dato che in quei giorni c’erano più di 40° (terza fortuna).
In definitiva suonammo come ospiti e con il buio, tale che il servizio foto e videografico fu eccezionale materiale utile per il nostro lancio sul web.

  • Per il futuro, che progetti avete?

L’EP ha permesso di far sentire la nostra piccola voce: cercare serate nei locali, creare una fanbase, partecipare a festival e contest. Stiamo lavorando su altri brani nell’ottica di un album dal sound più deciso, sperando di avere consenso e supporto di una label. Oltre a questo grande ed importante obiettivo, c’è ovviamente tanta voglia di suonare in giro e farci conoscere il più possibile.

  • Quando vi potremo vedere live?

Il 17 maggio sul palco del Satyricon-Live Music Club di Alatri (FR) per lo “Zaiet Metal Fest”, parteciperemo al contest che può valerci la serata di supporto ai ben noti Alestorm!

  • Concludendo, ringraziandovi per la disponibilità e augurandovi un in bocca al lupo per tutto, vi lascio uno spazio per salutare i vostri fans e i Readers del Blog.

Grazie Attilio per gli auguri e l’opportunità che ci hai dato di pubblicare pensieri e ricordi sul tuo blog. Salutiamo tutti quelli che ci seguono e gridiamo loro un enorme GRAZIE!
E’ solo grazie a loro che abbiamo la forza di crederci ed andare avanti. Non abbiamo intenzione di deluderli, per cui quando l’album vedrà la luce spaccherà davvero tutto!
Ancora 10, 100, 1000 volte GRAZIE!


Intervista esclusiva di Attilio Salaris


 

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