La Papessa Giovanna: Una donna in cerca dei suoi diritti

Appena terminato il libro di Donna Woolfolk Cross, “La Papessa”, mi si è creato quel senso di vuoto dopo aver vissuto la vita di una bambina, di una donna che ha lottato coraggiosamente in cerca dei suoi diritti. Il diritto allo studio, alla conoscenza e perché no, alla carriera. Il diritto di essere donna. Una donna rispettata e valutata per le sue concrete capacità. Il diritto di essere libera.

L’opera si presenta a tratti con un italiano antico, leggendo sembra quasi di abitare davvero nel cuore di quegli anni così retrogradi. Arretrati. Da evidenziare come la scrittrice riporta tanti fatti accaduti realmente e arricchiti dalla sua fantasia per costruire e sviluppare questo romanzo. Romanzo che mi ha sconvolto emotivamente poiché ha messo in azione nella mia persona una stima, un’ammirazione. Un sentimento vero e puro per Giovanni Anglico. Inoltre, in questo romanzo si sottolinea una condizione femminile disperata. Abbattuta.

Giovanna, nata nell’anno 814 d.C. nel villaggio di Ingelheim da un pastore inglese e madre sassone, sin da piccola aveva un dono. Era fornita geneticamente di una fame eccezionale per la cultura, per l’apprendimento e per l’istruzione. Era una bimba sveglia, perspicace. Acuta. E una bambina così, nel Medioevo, era considerata una mosca bianca, una pecora nera. Infatti vivere in quel periodo non era per nulla semplice per tutte le donne. Le donne dovevano solo sfornare figli, accudire il marito e svolgere con diligenza i lavori quotidiani. Punto. E non era ciò che desiderava Giovanna per se stessa. La sua intelligenza era sprecata. Molte donne si arrendevano al “padre-padrone”, lei no. Lei si ribellava contro questi principi discriminatori e contro le decisioni del capofamiglia. Decisioni insostenibili e assurde. Roba da malati di mente. Decisioni che come conseguenze han portato ad una violenza patriarcale insensata. Una violenza incredibile. Tutto ciò perché a lei piaceva imparare a scrivere e leggere: una bestemmia. Blasfemia. All’epoca la Bibbia era legge e il sesso femminile veniva considerato come inferiore e impuro. Come figlie di Satana. Tant’è vero che il padre desiderava ardentemente vedere il fratello di Giovanna, Giovanni, un giorno far parte del clero romano. Lo incoraggiava a studiare ma nulla, Giovanni non era predisposto all’istruzione, lui voleva combattere.

Un personaggio particolare, da mettere in risalto, è Esculapio. Si può considerare il maestro di Giovanna, colui che è stato ammaliato dalla sete di conoscenza della bambina. Colui che l’ha incentivata, facendola addirittura iscrivere alla Scuola, reputando questa graziosa fanciulla come un patrimonio da non lasciar appassire. Ed è proprio in questa struttura che Johanna conosce Gerardo, l’amore della sua vita. L’unico. Non solo il suo uomo ma la sua guida. Colui che la protegge fino alla fine.

Ma come ha fatto Giovanna a diventare Papessa? C’è un aneddoto, un avvenimento cruciale: la morte del fratello Giovanni durante una sanguinosa e feroce incursione dei Normanni, dove il ragazzo perde la vita in modo glorioso e orgoglioso. Da quel momento, Giovanna, capisce che quel mondo non era un mondo per le donne. Specialmente per le donne come lei. Allora decise di prendere i vestiti e le sembianze del fratello per poi diventare lei stessa Giovanni. Giovanni Anglico. Un scelta che la porta a dover rinunciare “per sempre” a Gerardo. Una scelta che la porta fino ai vertici della Chiesa.

Arrivata a Roma, Giovanna, era conosciuta in tutta la città per le sue abilità nel campo medico grazie alla sua importante esperienza nel Monastero benedettino di Fulda. La scrittrice evidenzia bene la fame di potere che padroneggiava tra il clero romano. Una fame spregiudicata. Una fame sterile, però, davanti a Giovanna che sorprendentemente venne eletta Papa nell’anno 853 d.C. Venne soprannominata: il Papa del popolo. Era amata e venerata proprio perché si prendeva cura delle persone, dei lebbrosi, dei bisognosi. Di chiunque avesse reali necessità. Tutto questo fino al giorno in cui, durante una processione, la sua identità femminile viene scoperta e palesata davanti a tutti. Il giorno della sua morte. Un dolore straziante ha percorso le mie emozioni. Mi ha turbato. Era l’anno 855 d.C.

Col morale a pezzi, nelle ultime pagine di questo capolavoro mi si è accesa una speranza. Mi si è acceso un impulso emotivo. Arn(alda), una “vecchia” conoscenza di Giovanna, ha fatto in modo che Papa Giovanni Anglico non fosse mai dimenticato nella storia, nonostante i tentativi di eliminare e cancellare Johanna dall’archivio papale da parte delle istituzioni ecclesiastiche. Questo dettaglio mi ha commosso. Concluso e chiuso il libro ho pensato: non so se sei davvero esistita, ma se sei davvero esistita ti voglio bene. “Requiesce in pace, Johanna Papissa“.

«Solo fingendomi uomo sarò libera, potrò agire come desidero»


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


La Papessa – Blog di Attilio Salaris

 

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