Perdizione: L’album dannato dei Prigionieri – La recensione

Perdizione” rappresenta il primo album dei Prigionieri. Ma non solo, rappresenta anche un brano omonimo della band. Un brano che si mostra sin dall’inizio con questo sound che ricorda tanto i Litfiba anni ’80. Ricorda anche i Cccp. Un’intro di basso molto efficace accompagnato poi dalle sei corde. Coinvolge immediatamente. Un brano tosto, risoluto. Un brano rock&roll. Voglio citare anche la versione acustica di “Perdizione“. Si trasforma totalmente. La sua lentezza mi piace molto. Trasmette calore.

Mentre “L’anima di Bukowski” si può definire come una rock-ballad, la quale esplode a tratti grazie a due assoli imponenti. Assoli pieni di bending. Pieni di energia e fermezza. Da sottolineare l’importanza della tastiera in questa traccia. Uno strumento sottovalutato ma che se utilizzato al meglio può far salire i brividi sulla schiena. “Morde Ancora“, invece, si affaccia con questo suono decisamente più movimentato. Non da subito, però. Bisogna aspettare e godersi il ritmo da metronomo della batteria, prima di percepire del punk. Questo album è un insieme di generi. In ogni canzone si colgono diversi stili che richiamano la new wave e il dark. Se questo album fosse stato prodotto 35 anni fa, è probabile che non si sentirebbe la differenza. Apprezzabile il fatto che si canti in italiano, inoltre. Una lingua così varia e versatile.

Un ritmo diverso si avverte con “Novecento volte“. Questo giro di chitarra un po’ funky, queste sonorità che ricordano musiche medievali, quasi. Non in senso di antiquariato, no. Nel senso che proprio sembra di stare all’interno di un castello reale, seduti su una tavolata ricca di ogni prelibatezza, vino e dame di corte. Solo verso la fine del brano che le sei corde si scaldano. Tutto prende fuoco, tutto si velocizza con questo riff heavy metal.

La recensione termina. E termina menzionando “Il Cantastorie“. Ultimo singolo dei Prigionieri. Una canzone ispirata in modo assoluto a “Bard’s Song” dei Blind Guardian. Una ballad gentile e cordiale. Una ballad acustica. Il tratto distintivo della band c’è. Ormai si può dire che questa atmosfera “medievale” rappresenta una loro caratteristica. Rappresenta la loro impronta.


⇒ “Il Cantastorie” – Video ufficiale:


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


 

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