“Spiro nell’Ecosistema”: Il nuovo album degli Slow Wave Sleep – La recensione

Spiro nell’Ecosistema“, il nuovo album degli Slow Wave Sleep, affiora con delle sonorità estremamente angeliche e celestiali. Infatti, la prima traccia “Fiori di Loto” contiene un arpeggio etereo, un’atmosfera profonda ma leggera. Un’atmosfera surreale, quasi. Molto particolare, inoltre, anche la seconda parte del brano. Tutto diventa fiabesco e incantato.

Il clima impalpabile prosegue attraverso “Caveat Emptor“. Sembra di assiste a delle sigle televisive di qualche cartone animato. Questo brano trasmette pace, armonia e spensieratezza. Non mi aspettavo tutto ciò. Cioè, io mi sto immaginando in una sorta di Luna Park. Non solo, mi immagino di vivere all’interno di un videogame ascoltando l’intro di “Ragnarök“. Ma poi il brano si trasforma. Devo dire che la parte strumentale è molto efficace. Si può distingue ogni singolo strumento, ogni singolo effetto. Oltre ad una voce caratteristica e insolita. Veramente, qui, tutto è insolito e fuori dal comune. E ciò attira la mia attenzione. Avverto l’intensità, oltre che alla passione.

Mentre con “Shiroi” ritorna l’arpeggio soave e ultraterreno. Ritorna pure la sensazione di essere in una sorta di fiaba fatata. Questa traccia dura più di undici minuti e sembra che sia composta da più brani al suo interno. Questa percezione si ha grazie ai diversi ritmi che si incontrano e riscontrano. I diversi gradi di intensità, i diversi gradi di interiorità, proprio. Indubbiamente gli Slow Wave Sleep sfornano un genere originale e innovativo. La vivacità, comunque, prosegue attraverso “Elogio della Follia“. Curioso di sapere cosa possa significare assistere ad un loro concerto. Sarà come essere a teatro. Si intuisce, infatti, la natura enfatica ed esibizionista.

Per dar valore a ciò che ho affermato, basta ascoltare”Garuda“. Qui l’aria che si respira appare drammatica, melodrammatica anzi. Qui si vive un dramma teatrale cantato con un accompagnamento strumentale persuasivo. Ma tutta questa tragedia eclissa con la traccia successiva: “Valzer Nero“. Qui si assiste ad un sound più crudo, più duro. Le sei corde e le tastiere, poi, che danno vita ad un assolo maestoso. Un assolo veemente. C’è del fervore. Mi piace.

Mentre un altro brano ricco di melodie, gradevoli e serene, è “Parresìa“. Qui, nonostante si liberi il carattere pop, si possono scoprire dei riff ferrei. Un testo notevole, semplicemente da evidenziare. Com’è da risaltare l’assolo di uno strumento aerofono. Toccante. Esso non fa altro che recare appagamento ed esaltazione. Ma dopo tutto ciò, l’album termina un po’ com’è iniziato. “Angela“, difatti, contiene un arpeggio limpido e morbido. Un arpeggio costante. Un arpeggio illimitato. Daje.


Voto: 8Un album impegnativo. Un album carico di melodie stregate e brillanti. Mi ha particolarmente colpito l’atmosfera teatrale che si respira, oltre al valore musicale dato da ogni singolo strumento. 


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Slow Wave Sleep

 

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