“St3rzo”: Il nuovo album di Max Casali – La recensione

Emerge con una chitarra acustica, il nuovo album di Max Casali: “St3rzo“. Una chitarra che si esibisce in modo strimpellante rimarcando il tratto distintivo cantautorale. La prima traccia, “Segnali di Noi(a)“, ha un andamento quasi malinconico nonostante una voce a tratti squillante, a tratti bassa e a tratti parlata. Ma sono le note del pianoforte che catturano maggiormente la mia attenzione. Coinvolgente.

Mentre la traccia che segue, “ContenuDi” affiora con le sei corde elettriche e il loro giro prepotente, melodico e breve. Ricorda un po’ il sound dei Nomadi. Una sorta di rock popolare con sfaccettature aggraziate. Tant’è che i watt della chitarra sfioriscono man mano per dare spazio alla tastiera. Essa è ben presente e rende tutto più, come dire, gioioso. Anche troppo per i miei gusti. Tuttavia, qui ho apprezzato la partecipazione del violino. Strumento che mi affascina, e non poco. “Arseno Lupin“, invece, sembra una canzone medievale con questo andamento ricco di ritmo. Un andamento continuo e incessante. Un andamento lento. Com’è lento il brano successivo, “Bulli e Rupe“. Qui però è l’intensità il vero cuore pulsante. Intensità che viene divulgata dalle note del pianoforte, in particolare. Interessante.

Una peculiarità che si può riscontrare in Max Casali è la sua voce garbata e un po’ priva di energia, basta ascoltare “Far-Web” e “Di-straforo” per averne la conferma. Dove il primo citato è un brano critico e con un testo davvero rilevante. Ma che perde, forse, di incisività grazie proprio alla voce. Con un testo così, a parere mio, devi graffiare. Devi colpire. Devi sbattere in faccia queste parole come se fossero schiaffi. Comunque l’album prosegue con “Il De(re)litto Perfetto“. Un brano con un giro di note che mi fa pensare a “La Canzone del Sole”. Un giro semplice e ripetitivo. Un giro fruttuoso, però, contornato da parole efficienti. Come sono efficienti le parole in “Non so Perché” e “Tanto Pubblico“. Ciò che gradisco di più è l’aria che si respira. Molto cupa e cavernosa.

Manipo(po)lazione“, “Il Resto Manc(i)a” e “Alla Resa dei Ponti” hanno tutte e tre un testo davvero significativo. Testi che portano solo alla riflessione. Se questi brani avessero dei tratti rock ben rimarcati anche nel sound, quindi duri e taglienti, avrebbero più effetto per chi ascolta. Trasmetterebbero la giusta rabbia e la giusta carica. Ma a parte questo è apprezzabile il lato critico, trovo che sia compito dell’artista mettere in evidenza tutte le crepe della società. E purtroppo sono tante.

St3rzo“, il nuovo album di Max Casali, giunge al termine. E termina con “Popolo di Maghi“. Termina con il ritmo dettato principalmente dal pianoforte per poi proseguire con delle sonorità armoniose, assolo di chitarra compreso. Esso nonostante sia molto fugace risulta comunque in piena simbiosi. Ma è ancora l’intensità degli strumenti appartenenti alla famiglia degli archi che mi rapisce. Ammalianti. Seducenti.


Voto: 8Un album pieno e denso di dettagli. Il clima che crea il violino lo trovo sexy. Scalpitante. Ma non solo, ho gradito a tratti anche il pianoforte e diversi testi molto cospicui di significato. Detto ciò, ho percepito una carenza di energia. Mi è mancato l’esser spettinato a suon di watt.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Potete ascoltare Max Casali su YouTube e Spotify.


Max CasaliSt3rzo:


 

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