Vincent e la sua “Molotov” – La recensione

Ed è il pop il fulcro incontrastato in “Molotov“, il nuovo singolo di Vincent. Un pop che si presenta con sfaccettature molto moderne e a passo coi tempi. Un pop moderato, quindi, nonostante un testo davvero importante e tagliente. Talmente tagliente che si può intuire senza grandi difficoltà il messaggio che vuole manifestare l’artista, anche attraverso il videoclip del brano. Infatti al centro delle attenzioni è la riflessione su tutte quelle persone, troppe purtroppo, che non riescono a elaborare effettivamente un proprio pensiero usando solo le proprie abilità cerebrali. Non solo, qui si mette in evidenza quando non si hanno abbastanza vocaboli, o si presentano in maniera molto limitata, e l’unica via di sfogo è la violenza verbale e/o fisica. Argomento molto interessante.

Comunque, musicalmente “Molotov” ha giusto qualche accenno di chitarra elettrica. Ma essa risulta troppo sovrastata dal resto del sound. Si avverte a malapena. Mentre le sei corde hanno una necessità viscerale di padroneggiare, di esibirsi. Hanno una necessità di dominare proprio. Inoltre credo che, con un testo e un messaggio così considerevole, le sonorità più ruvide e crude riescano ad incidere meglio. Questa canzone arriverebbe come un cazzotto. Tuttavia è sempre apprezzabile quando un artista parla della società, la esamina e cerca di dare una chiave di lettura controcorrente.


Voto: 8.5Mi piace quando ascolto un brano dai tratti sociali ben rimarcati. “Molotov” si distingue già dal titolo. Un titolo forte e aspro. Un titolo significativo. Ma è il suono che non raggiunge il giusto grado di robustezza. Qui c’è bisogno di sprigionare i watt come se piovesse.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


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VincentMolotov:



 

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