I Mountain’s Foot con il loro album omonimo – La recensione

I Mountain’s Foot si presentano, con il loro album omonimo, con un riff grezzo e rude. Attraverso la prima traccia, “Angry Bear“, vengo corteggiato con un ritmo tremendamente scalpitante. Con un sound d’altri tempi. Un sound dove la parte centrale è rappresentata dalla chitarra elettrica. La quale sfoggia e sfrutta tutte le sue potenzialità.

Proseguo nell’ascolto e con “Little Big Valley Man” continuo ad essere lusingato da queste sonorità blues. I cambi di ritmo della batteria sono semplicemente da sottolineare. Com’è da sottolineare la voce: primitiva e rozza al punto giusto. Ma ora è il momento di rallentare. “Admirable Vision” e “My Happy Song” si possono considerare come delle ballads. Due ballads allentate e passionali. Gli assoli, inoltre, regalano pura trepidazione. Qui nelle vene scorre del sano rock&roll, c’è poco da dire.

La lentezza evapora, eclissa completamente. “Rock and Roll Dose” offre solo del movimento. Qui c’è da divertirsi. Qui i watt scivolano senza vergogna. Qui il ritmo scalda, tutto diventa rovente. Le sei corde non fanno altro che attirare la mia attenzione. Tant’è vero che tramite “By Way Home” è il pedale wah wah ad essere così incisivo. Esso dona energia ed efficacia. Dona vitalità. Specialmente nella seconda parte del brano. Sembra quasi che qualcosa stia per scoppiare. Non è altro che l’assolo. Potente, maestoso. Un assolo graffiante.

I Mountain’s Foot, vogliono proprio farci spassare. In “Always Sick and Tired“, tanto per cambiare, è l’elettricità della chitarra ad essere spudorata. Ma da mettere in risalto è anche la batteria. La quale si distingue grazie al suo ritmo. Un ritmo che entusiasma ogni animo. La seconda parte di questa traccia è da venerare. Questo sound stuzzica, invoglia. Questo sound pungola. C’mon.

Questo album ispira. “On a Beat of a Gun” trasporta la mente in una sorta di nirvana. Il ritmo dato dalla grancassa è solo da evidenziare. In questo brano, il blues fuoriesce in modo così naturale. Esso sguscia regalando una goduria rara. Un arpeggio continuo, martellante quasi. Un arpeggio intenso e incalzante. Queste melodie deliziano, soddisfano. Oddio quanto mi piace questa canzone. Tra le mie preferite dell’album. Non voglio neppure sapere cosa può significare sentirla dal vivo. Tanta roba.

L’album arriva al termine. E termina in maniera densa e carica. “Libra” mi ricorda tanto le sonorità anni ’60. Un brano acuto e dilettevole dove ogni strumento mette in mostra tutte le proprie virtù. Qui c’è del valore, qui le capacità sono elevate. La mia essenza immateriale ne è grata.


Voto: 9Un album dove al centro delle attenzioni c’è il blues. Dove ogni strumento ottiene il massimo risultato. Qui ogni strumento viene spremuto con l’intento di far affiorare delle sonorità che appagano ogni senso.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Mountain’s Foot

 

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