Gli A Pezzi ed il loro nuovo album “Ora/Mai” – La recensione

Dopo aver intervistato gli A Pezzi e dopo la recensione sul singolo “Nucleare“, oggi è arrivato il momento di parlare del loro nuovo album: “Ora/Mai“. Album che inizia introducendo suoni provenienti da videogames, attraverso la prima traccia “Tacoma“. Suoni quasi sempre presenti in sottofondo, ma ciò che risalta maggiormente è questa profondità. Una profondità intensa. Ritmo lento ed un’atmosfera ancestrale con delle radici solide e stabili.

Proseguo nell’ascolto, e dopo “Nucleare” mi appare “Autocritica“. Un brano enigmatico, quasi. Qui tutti gli strumenti sembrano così misteriosi, fino a quando liberano tutti i watt disponibili mettendo in questo modo alla luce un sound potente che attira come una calamita attira il ferro. Delle sei corde che emergono in modo così alieno. Sembra che provengano da un altro pianeta. La stessa sensazione la trasmettono anche nella traccia successiva: “La Fame“. Non c’è che dire, gli A Pezzi eseguono suoni molto particolari. Finora ogni canzone si delinea come una ballad con delle fondamenta molto rock&roll. Gli A Pezzi sono come un abito moderno ma con una personalità d’altri tempi.

Comunque, con “Improbabile Instante di Felicità“, a tratti, affiora un sound leggermente più duro. Per mezzo di questo brano compaiono dei cambi di ritmo molto invitanti dettati dalla batteria. Tutto ciò mi piace. Queste sonorità si possono definire proprio come delle caratteristiche peculiari della band. Con “Pilota“, invece, sembra di dover ascoltare un brano lentissimo e quiete fino allo svenimento. Invece dal nulla insorge la maestosità di tutti gli strumenti. Riff determinati. Un sound energico. Si tratta di piccoli frammenti. La natura dominante di questo brano è, senza dubbio, la pacatezza.

Ma se cercate una pura e sana detonazione basta perdersi con “Nostalgici“. Qui cresce tutto. Tutto diventa vivo e arguto. Un sound ricco di brillantezza e nerbo. E queste melodie arzille e pimpanti, proprio, proseguono attraverso l’ultima traccia. “Tornare alla Fine“. Le sei corde sono sempre lì come un punto di riferimento. Anche la batteria risulta massiccia e riverente. Una voce, infine, la quale in tutto l’album si mette in evidenza grazie alla sua essenza acuta e sottile. Un timbro sveglio, direi. Sagace. Bravi ragazzi. Daje.


Potete seguire e ascoltare gli A Pezzi su InstagramFacebookYouTubeSpotify.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Condividi su: