Il Cinque ed il suo nuovo album “Life Theater” – La recensione

Bevo il mio caffè, accendo una sigaretta, cuffie e mi immergo nell’ascolto del nuovo album de Il Cinque: “Life Theater“. Ed è un arpeggio che mi dà il benvenuto. Un arpeggio acustico, estremamente melodico e continuo. Si percepisce all’istante un clima radicato ed espressivo. Un clima spirituale, quasi. Dato soprattutto dal basso, dal synth e dalla voce. Tutt’e tre si mostrano in modo così maturo e deciso. Caspita, non fanno altro che conquistare. Queste note lusingano. Inoltre, c’è da sottolineare il valore della batteria. Anch’essa matura. Anch’essa decisa e robusta.

E siamo solo al primo brano. “Black Defenseless Ice“. Passando alla seconda traccia, “I’m My Time“, prosegue l’acustica delle sei corde. Acustica che accompagna durante tutto l’album. Qui tutto si fa più addolorato. Avverto del dispiacere, dell’amarezza. Una sensazione che colpisce come un cazzotto nello stomaco. Ma ecco che si affaccia il pianoforte, il quale contribuisce a creare un’atmosfera ricca di mestizia. Ricca di malumore.

La vera anima country, però, salta fuori attraverso “Her Hug” e “Down The Road“. Sembrano entrambe delle tracce esclusivamente strumentali: chitarra acustica, synth, pianoforte, batteria, basso. Questi strumenti compongono un’armonia così rovente e densa. Sono in perfetta simbiosi. Un’intesa forte. Un’intesa massiccia. La voce appare dopo più di un minuto circa, in entrambe, ed entra in piena sintonia. Stessa lunghezza d’onda, stessa frequenza. Impeccabile. Oddio, queste sonorità mi fanno impazzire. Che dire, c’è solamente da chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da tutto ciò. Buon viaggio.

Use Somebody” e “Whats On Your Mind?” mi fanno venire in mente la California più rude e grezza. Ma allo stesso tempo stilosa e raffinata. Tramite questo sound d’altri tempi, la mia mente è messa in condizione di attraversare posti incontaminati e puri. Questa musica è sincera, viene direttamente dal cuore percorrendo le vene dove non scorre mica del banale sangue. No, qui scorre l’emozione.

I brani che mi sconvolgono maggiormente di “Life Theater“, il nuovo album de Il Cinque, sono senza dubbio “Oldest Thoughts” e “Wicked Game“. Dove la prima mi ricorda tanto Lou Reed. Tantissimo. Santo cielo, un ritmo che manda fuori di testa. La voce penetra e sfonda ogni barriera emotiva. Mentre la seconda citata esordisce col pianoforte. Esso dona e divulga goduria. Solo goduria. Qui son presenti due voci. Due voci diversissime ma amalgamate e mescolate come si deve. Intanto il pianoforte continua a propagare note su note. Trasmette vitalità, spasso, movimento. Trasmette energia ed efficienza. Cioè, l’intensità di queste due canzoni è da far studiare in ogni Conservatorio. Da far studiare ad ogni autodidatta, ad ogni maestro di musica. Semplice. La natura artistica dev’essere questa, per come vedo e intendo io la musica. Suggestione. Eccitazione. C’mon.


Voto: 10Io non posso dare altro giudizio, sinceramente. Non posso. Con questo album sono stato acceso, elettrizzato. Sono stato inebriato. Un album degno di nota e dalle qualità pregiate. Un album impegnativo, come se non bastasse. Sedurre un’anima è una caratteristica non da tutti. Complimenti.


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


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Il CinqueLife Theater:


 

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