“Surfacing”: Il nuovo album di Franco Di Terlizi – La recensione

Surfacing“. Così si intitola il nuovo album di Franco Di Terlizi, che presenta nel Blog anche il suo progetto solista: Thefinger. La prima traccia è “There and Back Again“. Essa si presenta in maniera acustica, in maniera country e in maniera cantautorale tramite un arpeggio elegante, continuo. Un arpeggio raffinato e delicato. Ma è la voce ad apparire come il punto di riferimento. Come il fulcro. Una voce rauca, aspra. Una voce bassa e dannatamente impervia. In questo brano è l’intensità ad essere il sinonimo. L’intensità ad essere la parola d’ordine.

Qui tutto sa di Bob Dylan. Qui le sonorità acustiche proseguono anche attraverso “What If” e “Sgt. Tiger“. Sonorità acustiche accompagnate dalle sei corde elettriche e dal pianoforte (nella seconda citata), oltre che da una batteria che detta il ritmo in modo autorevole e vivace. Due brani piacevoli all’ascolto, gradevoli. Due brani leggermente movimentati dove il sound permette a chi ascolta di immergersi in atmosfere estremamente coinvolgenti.

Il movimento affiora soprattutto con “Pixies Don’t Lie” e “Wondering“. Tutto diventa spassoso e ricco di delizia. L’assolo che divampa è così attraente. Non fa altro che appagare il mio udito. Un udito soddisfatto e compiaciuto. Percepisco come le sei corde vengono spremute con l’intento di ottenere il meglio. Ottimizzando così le proprie potenzialità. Non solo, la presenza dell’armonica in “Wondering” dona gioia e benessere. Mentre in “Motel Room of Ocean Blue“, l’aria diventa cavernosa e cupa. Tutto si rallenta. Tutto diventa uggioso e amaro. Da evidenziare una voce femminile che si unisce. Una voce fine e limpida. Una voce sensibile. Mi piace.

Come mi piace la traccia successiva. “Ian Curtis“. E il pensiero non può che andare al front man dei Joy Division. Lodevole. Musicalmente, poi, il sound si trasforma in un rock&roll appassionante ed energico quanto basta. Senza esagerare. Qui ogni sfumatura mette in condizione di chiudere gli occhi e farsi trasportare da questa melodia aggraziata e ruvida allo stesso tempo.

Il basso, per mezzo delle sue quattro corde grosse, si fa finalmente sentire introducendo “Pictures from a Different World“. Una canzone molto diversa rispetto alle altre, per certi versi. Nel senso che viene manifestato un clima raggiante e luminoso. Un clima insolito per questo album. Un clima distensivo dove i cambi di ritmo sono veramente leggiadri ed equilibrati.

Con “Remedy“, però, posso affermare che sono davanti senza dubbio al brano che preferisco su tutto il progetto. Avverto del blues in cui la chitarra elettrica e l’armonica primeggiano in maniera dominante e caratteristica. Strumenti che avvolgono la malinconia. Strumenti che avvolgono la nostalgia. emozioni che si scatenato anche nell’ultima traccia. “Endless Sleep”. Anche qui gli assoli delle sei corde si impongono con tutta la loro determinazione e incisività. Suoni che elettrizzano. Un fattore peculiare per Franco Di Terlizi. Un fattore che apprezzo.

 


Voto: 9Si intuisce l’esperienza e l’abilità. Si intuisce la maturità artistica. Si intuisce la bellezza. Questo è un album impegnativo e denso di tonalità d’altri tempi. Tonalità che riportano la mente indietro nel tempo. Qui la musica vive. Qui la musica nutre ogni emozione. 


Recensione esclusiva di Attilio Salaris


Potete seguire e ascoltare Franco Di Terlizi e il suo progetto Thefinger su Facebook, Instagram, YouTube e Spotify.


ThefingerSurfacing:


 

Condividi su: